“Questo è buono o mi fa bene?” quante volte lo sentiamo dire se abbiamo a tavola dei bambini. Storcono il naso soprattutto davanti alle verdure. Pochissimi amano l’insalata, quasi tutti odiano il minestrone. E allora si parte con i racconti in modo da farli arrivare in fondo del piatto. Uno dei racconti preferiti dai miei nipotini è quello del viaggio alla ricerca di specialità. Un bel viaggio è quello che mi ha portato, già un po’ di anni fa, a Cavour in Piemonte. Nel mese di novembre, se non sbaglio, in tutti i ristoranti del paese cucinano a base di mele. Mele come antipasto, mele nei primi piatti, mele che accompagnano le carni, dolci a base di mele e mele per frutta. Ma alla Locanda La posta, la specialità non sono solo le mele ma anche i clienti. In particolare si ritrovano lì, una volta l’anno, i “grassoni” ovvero persone che per amore del cibo avevano raggiunto i cento chili e più.
E alla faccia di tutte le diete, al loro appuntamento annuale si pesavano sulla grossa bilancia collocata all’ingresso della Posta. Poi si sedevano a tavola e mangiavano tutto quello che volevano. Si ripesavano alla fine del pasto e uno di loro, il più pesante, veniva incoronato il “grassone dell’anno”. Foto d’epoca alle pareti testimoniano ciò che dico. Andare a vedere se non ci credete.