Ho sempre amato viaggiare. Ho smesso di farlo quando in Grecia, dove sono andata ogni estate per circa dieci anni, mi sono sentita chiamare turista. Non ero più una viaggiatrice agli occhi della gente del posto. Loro d’altronde avevano smesso di preparare la colazione con miele e feta e olive ma la offrivano in quelle orribili vaschette monodose di marmellata accompagnate da pane surgelato. Cibo igienico ma decisamente senza atmosfera. Le cose sono cambiate. Tutto il mondo è diventato accessibile. I viaggiatori sono diventati, appunto, turisti che macinano tour di una settimana passando da un continente all’altro. E per un po’ non ho viaggiato se non in Italia. Però viaggiando mi rilassavo molto, sopratutto quando mi spostavo senza un’idea prefissata sui tempi e i luoghi. Potevo rimanere uno o più giorni, neppure io lo sapevo. Mi piaceva non organizzare troppo neppure le mete. Con questo spirito ho fatto magnifici viaggi che mi hanno arricchito e dato molta fiducia in me stessa.
E’ da qualche anno che non viaggio da sola e mi sono venuti un sacco di dubbi sulla mia capacità di farlo ancora. Sarò capace di capire e farmi capire in un paese straniero? Mi muoverò con disinvoltura usando i mezzi di trasporto? Cosa vedere? Dove mangiare? Sembrano domande da poco, oggi che con internet si arriva dappertutto e con facilità. E tutto il mondo è paese. Ma invece niente è scontato, se si costruisce un viaggio su misura, se non si è il bagaglio a mano di un tour operator. Sopratutto se non si hanno più vent’anni.
Per questo ho trascorso un lungo week end a Londra. Partendo da sola, of course. E tornando con una bella sensazione che ce la posso ancora fare.